La cosa incredibile è che proprio non sopporto le storie infinite, quelle che proseguono nella prossima puntata.
Da bambino ero l'unico a non sopportare le strisce cartoon di Blek Macigno e di Capitan Miki, perchè l'ultima frase era sempre "continua".
Mio babbo era un innamorato della Settimana Enigmistica con il suo mitico Bartezzaghi ed avrei fatto qualunque cosa per fargli vedere che
condividevo il suo sentimento, ma per le soluzioni di tutti i giochi proposti si doveva obbligatoriamente acquistare il numero seguente
e questo mi sembrava un ricatto inaccettabile. Gioco subdolo dell'edioria.
Si può facilmente immaginare quanto sia lungo l'elenco: vogliamo cambiafre genere? Passiamo alla tv.
Ho provato quasi pena per quei melensi infiniti sceneggiati televisivi con storie di passioni selvagge, ipocrisie e tradimenti, che
avevano come unico vantaggio che potevi tranquillamente perdere puntate su puntate con la serena consapevolezza che alla prossima
sintonizzazione ti sarebbe sembrato di riprendere proprio da dove avevi saltato il tuo turno.
Difeso a prova di bomba da questa forte corazza che mi ero costruito, camminavo bel bello per una di queste stradicciole, proprio come
don Abbondio, scansando col piede i ciottoli pià ingombranti, quando tutto ad un tratto, difendendomi col telecomando dall'ennesima
serie di spot pubblicitari, mi sono imbattuto per un istante, un solo insignificamente istante, su raitre nell'esatto momento in cui
un'anziana signora urlava contro una ragazza che avrebbe dovuto mentire in un'aula di tribunale denunciando di violenza un ragazzo del
tutto ignaro e, quindi, innocente.
Ancora mi chiedo perchè non abbia subito cambiato canale, ma sarà stata l'ora, le ventuno, solitamente vietata ad aberrazioni del
genere in difesa dei più piccoli, sarà stata la location di un canale televisivo di pubblico servizio, storicamente riservato alla
cultura e all'eleganza, sarà stato che a quel punto mi era presa la curiosità di scoprire che tipo di sviluppo a quella sconceria
avesse riservato la sceneggiatura. Fatto sta che rimasi incollato al programma fino alla sigla finale. E l'incredibile si ripetè la
sera seguente, e quella dopo, ed ogni altra sera che potevo trascorrere in casa dal lunedì al venerdì, escluse le dirette della
nazionale di calcio e dal Quirinale a reti unificate.
Ero diventato ufficialmente un'altra dei milioni di vittime di Un Posto Al Sole, la fiction italiana più "antica" e seguita, ma chiedo
umilmente la clemenza e la comprensione della corte perchè mi ostinuo a ripetermi che l'esperienza continua soltanto perchè spero di
scoprire presto il motivo misterioso per cui, in tutte le guide online di programmi televisivi questa trasmissione sia catalogata come
programma adatto ai ragazzi e alle famiglie. Come Heidi. Come Topolino. Mentre addirittur per Belle et Sebastien si raccomanda che
la visione da parte dei più piccoli venga accomopagnata da un adulto.
Non sono mai stato estremamente bigotto, mai di sicuro almeno dopo che la vita mi ha concesso il dono di farmi scappare da sotto il
parapluie rappresentato dalla tonaca del prolato o della sorella di turno, eppure ancora non mi sono abituato alle bassezze messe in
atto da quasi tutti i protagonisti. Un variopinto caleidoscopio di adulteri, tradimenti, menzogne, ipocrisie, compromessi, ricatti e
chi più ne ha più ne metta. A tal punto che, per adattare ragionavolmente il titolo della fiction alla realtà della scrittura, penso
sarebbe opportuno sostituire due lettere, due sole, delle parole del titolo. Perchè nient'altro che di porcellate si tratta.
Ed ora il santo proposito: in onore di San Valentino, della Festa degli Innamorati e dei sentimenti sinceri e profondi che essa porta
con sé, dichiaro ufficialmente la mia uscita dal club, mi affranco e rinuncio a sapere se Nunzio ce la farà a soffiare la bella
Rossella a colui che l'ha chiesta in moglie e a cui lei ha risposto sì; se Viola riuscirà a cancellare il proprio matrimonio ora che
si è invaghita del collega del marito; se Luca continuerà a tacere la sua malattia che potrebbe uccidere vite visto che è un primario
ospedaliero; se Marina e Roberto avranno ancora il coraggio di sottrarre un bambino alla propria madre e di volerlo crescere come se
fosse loro; eccetera eccetera. Manca solo la collezione di figurine con l'album in regalo.
Questa tana non libera tutti, ma me di sicuro. I p' me, tu p' te.