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  • 21/06/2022

    Come saremmo se

Due anni senza Sergio


Come saremmo se ... il nostro mondo fosse abitato da persone buone, profondamente oneste, altruiste, sinceramente generose, sempre ottimiste, positive
e propositive? Semplice, saremmo felici, saremmo a nostro agio. Per questo motivo l'augurio di gran lunga più bello che possiamo fare a chiunque è di
avere un Amico con la a maiuscola, un Amico come Sergio Biagioli, del quale, il 30 giugno 2022, ricorre il secondo anniversario della morte.
Parlare di Sergio è facilissimo, perchè era un agglomerato di tutti i possibili pregi umani, ma è anche difficilissimo, per lo stesso identico motivo
e, di conseguenza, perchè sapere che non appartiene più al nostro mondo ti causa un dolore senza difese.
Non è stato un comunale da istituto, si è aggregato alla nostra famiglia solo più tardi, dopo altre esperienze lavorative, ma al suo arrivo ci è voluto
davvero molto poco per considerarlo come se ci fosse sempre stato. Analogamente sono risultati molto labili e indefiniti anche i confini delle sue
mansioni, perchè definirlo "messo comunale", come era scritto nella sua scheda personale, è davvero fuorviante, nessuno può ragionevolmente sostenerlo.
Lui era di tutti gli Uffici, era Collega di tutti coloro che avessero bisogno di un aiuto piccolo o grande, si offriva disponibile a chiunque sentisse
lamentarsi di qualcosa. Ecco spiegato il mazzo di chiavi alla "san pietro" che appendeva alla cintura col moschettone: era partito, come tutti, con
sole due chiavi, quella dell'Ufficio Messi e quella del portone di Palazzo delle Laudi, ma ad esse si erano a poco a poco aggiunte tutte quelle dei
colleghi che, per ricevere il suo aiuto, gli avevano fatto copia della propria per consentigli l'accesso nell'orario che fosse per lui più comodo.
Il caro Giuseppe, quando vuole descrivere ad altri il rapporto che mi legava a Sergio, ripete sempre che "basta pensare che in quarant'anni l'unico ad
avere avuto la chiave del Provveditorato oltre a Stefano è stato Sergio".
Spero di non dire una frase blasfema, spero di non offendere la sensibilità dei credenti, ma confesso a cuore aperto che non credo affatto che la morte
di un'anima giovane e ancora necessaria quaggiù la si debba al bisogno che di lei ha Dio, lassù in cielo, perchè il Catechismo mi ha insegnato che Dio
è essenzialmente amore e, quindi, una scelta del genere non può essere farina del suo sacco, ma uno dei sottilissimi fili che si intrecciano tra le
galassie fin dai tempi del grande "brodo" primordiale. Invece sono proprio convinto che Sergio sia riuscito ad aggiungere altre chiavi al suo mazzo,
perchè posso garantirvi che San Pietro non si è lasciata sfuggire una occasione così.
Amico Grande, Buon Paradiso!




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