Era una meravigliosa mattina di giugno, un sole fantastico, il clima paradisiaco di una volta da anticiclone delle Azzorre; in settimana c'era stato
un fuggi fuggi generale da parte dei colleghi che si erano riservati le ferie per luglio o agosto, nel tentativo di accaparrarsi un giorno di congedo
proprio quel sabato per regalare una imprevista due giorni al mare alla famiglia; e così Franco era solo al primo piano della biblioteca ed io ero
solo al primo piano di Palazzo delle Laudi; la tragica notizia si diffuse in un attimo, mi prese la disperazione, mi gettai verso il primo collega
per chiedere un po' di conforto ma, a causa di un'omonimia con un altro noto biturgense, si domandò il perchè di tanta agitazione ed io, lì per lì,
non capii e rimasi sbalordito.
Arrivai nel suo ufficio dopo una breve corsa a perdifiato, ma lui non c'era già più e il luogo era deserto; solo, accanto alla scrivania, la penosa
immagine del piccolo tavolino porta fax, sformato per aver attutito la caduta. Non ho mai capito fino in fondo perchè l'elaborazione del lutto sia
così imprevedibile ed unica, ero annientato, ma qualcosa non si decideva ad uscire definitivamente. Nemmeno vegliando la salma, nemmeno durante il
funerale ad Umbertide e il mestissimo pellegrinaggio al cimitero. Fu solo dopo pochi giorni che finalmente mi scoppiò tutto dentro, non mi prendete
per matto, ma successe quando Alessandro Barbero vinse il Premio Strega; fu solo proprio in quel momento che finalmente capii che avevo perso per
sempre il filtro di ogni mia emozione. Piangevo per la moglie, per il figlio, per la mamma, ma un pochino piangevo anche per la mia vita che aveva
perduto gli ascolti attenti dei dischi del Boss e degli U2, le riletture di Eco e Calvino, le prime visioni insieme di Kieslovski e Reitz, quella
serie importante e apparentemente infinita di serate trascorse coi nostri sogni sul palmo della mano.
Franco è nato a Sansepolcro il 24 luglio 1953 e ci ha lasciati il 22 giugno 1996, tra poche ore saranno ventisette anni.
Per ognuno di questi ventisette anni ho riproposto a tutti gli amministratori comunali che si sono succeduti un gesto, senza esborso di denaro o
risorse, solo un simbolo che aiutasse a ricordare Franco, unico dipendente del Comune di Sansepolcro morto in servizio, magari anche solo porre una
targa con su scritto -grazie- in una sala della biblioteca. Per questo non mi stancherò mai di ringraziare lo squisito professore Franco Polcri che
il 22 giugno 2006, da Sindaco appena eletto, accolse i familiari di Franco nella Sala del Consiglio Comunale per rivolgergli insieme un altro caro
saluto nel decimo anniversario della sua scomparsa.
Caro indimenticabile Amico, mi manchi.